Il dissenno di prima [Italian]

La protervia con cui i politicanti di governo, ma non solo di governo, continuano a tenere le grinfie sulla televisione pubblica è tanto più arrogante quanto più l’informazione è, nella patria di Videocracy, depotenziata e resa innocua.

[Presa Diretta, Terremoto Italia]In qualunque paese civile cinque minuti di Gabanelli basterebbero a convincere i PM (non governativi) a firmare di corsa i mandati di arresto e a fare sgommare le volanti (con la benzina nei serbatoi) a sirene spianate. In Italia ormai non più. Se raramente c’è stata qualche sgommata di dignità nazionale, ormai non glie frega più una beata mazza a nessuno. Intanto, perché la televisione generalista e gratuita, soprattutto quella Italiana, è un mezzo mezzo morto, che sarà sempre più disertato a favore di Internet, se si continuerà a far finta di niente. Poi perché il popolo è stato ormai ampiamente convinto che  tutto quello che sa vagamente di politica deve fare rima con la realtà Italiana della politichetta politicante, del "panino" ai telegiornali, pane spalmato di menzogna e infarcito di autoreferenzialità. Col risultato che i reality spopolano, le trasmissioni di politica e informazione sono per i vecchi, oppure per quelli che rientrano nella categoria del "culturame" di Brunetta.

Qualche giorno fa ho visto su Internet la puntata che Presa Diretta ha dedicato al terremoto dell’Aquila. Una trasmissione illuminante, perché ha dentro uno spaccato di tutta l’Italia, di gran parte delle ragioni per le quali questo paese sta colando a picco.

Prima parte: cosa è successo poco prima e poco dopo il terremoto. In breve: si piange, in un vortice di retorica insopportabilmente stucchevole e odiosamente super-ipocrita. Oppure ci si incazza, più che altro inutilmente e di sfuggita, giusto prima della pubblicità. Per carità: molte cose giuste. Tipo: è vero che non si sgombera una provincia per un rischio che non è certo e non si sa con precisione quando arriva. Ma è altrettanto vero che se fai le esercitazioni, che in una zona sismica si dovrebbero fare normalmente, se prepari le tende, se la smetti di continuare a dire "va tutto bene" ma provi con "niente panico, ma magari facciamo questo e quello", se, se, se… Solo che alla fine ti viene quella sensazione di sennopoismo futile, quello spiacevole senso di déjà vu che in queste vicende, purtroppo, nel Terzo Mondo d’Europa, ricorre così spesso.

La seconda parte è anche più interessante, consistendo in una disamina puntigliosa e impietosa di tutto quello che si dovrebbe fare, si tenta di fare, non si dovrebbe fare, per evitare il peggio in caso di calamità naturale, come il terremoto.

 

Barberi, chi era costui?

Pochi, me compreso, prima dell’Aquila, conoscevano il rapporto Barberi. Un volumone, che suppongo tanto noioso da leggere, quanto fondamentale, soprattutto per gli amministratori e tutti coloro che sono coinvolti nell’adempiere ai doveri di quella che si chiama protezione civile. Una rassegna dettagliata degli edifici a rischio sismico del paese, che già nel 2000 venne consegnata praticamente a tutte le amministrazioni locali. Rapporto che, tra l’altro, sull’Aquila ci aveva preso in pieno, come dimostra la impressionante corrispondenza tra le costruzioni classificate come a rischio e ciò che il terremoto ha ridotto in detriti. Il terremoto?! E’ evidente, solo da questo, la complicità col sisma carogna di un numero impressionante di persone, che quel rapporto non hanno mai visto, che men che meno lo hanno mai letto e sfruttato per prendere provvedimenti. Come è evidente la complicità di un altrettanto impressionante numero di persone che, dal governo centrale, hanno chiuso i rubinetti dell’ossigeno alle amministrazioni locali (altro che i "finti orchestrali" di Brunetta…).

Di fronte a cotanto fallimento, a cotanta miopia, a cotanta colpevole negligenza assassina di una quantita gigantesca di individui, che avevano delle responsabilità sulle spalle, sarebbe chiedere troppo che almeno mezzo funzionario almeno dica semplicemente: "abbiamo sbagliato, non abbiamo fatto quello che dovevamo fare, chiediamo scusa"? Altrove capita di vedere chi lo fa, anche per molto meno di sospetti di disastro colposo. In Italia, niente. A cominciare dai presidenti di regione e provincia, che non sapevano o hanno saputo dopo, passando per il sindaco che, dice, "fa altre cose", senza precisare quali altre cose, che non siano tutelare la vita dei propri cittadini, dovrebbe mai fare. E giù giù, fino all’ufficio tecnico del comune, dove il rapporto Barberi è semplicemente un volume sconosciuto, che ha in copertina la Torre di Babele, anzi, dicono senza vergogna, davanti alle telecamere, "un Colosseo sopraelevato". Complimenti. Quanta fantasia intrappolata in una carriera da tecnico comunale. Se magari il signore volesse dimettersi e andare a fare altro, forse ne saremmo tutti più contenti. Per non parlare del modo in cui si esprime, davanti a milioni di spettatori e cittadini, un geometra del comune, il quale, d’accordo, non si pretende che sia un Nobel per la letteratura, ma mi riesce ancora molto difficile accettare di sentire, da rappresentanti dello Stato, espressioni come: "Noi non abbiamo fatto le cazzate che hanno fatto quelli su". Tanto più se qualche minuto dopo assistiamo ad una plateale smentita di tali affermazioni.

Qua è buonissimo…

Ma bisogna guardare tutto con attenzione, per vedere con angosciante chiarezza che non è solo una faccenda di funzionari, magari i soliti raccomandati, e di politicanti. Gli inviati di Iacona vanno a vedere un po’ la ridente cittadina di Cavallerizzo. Una vasta zona abusiva, costruita abusivamente su un terreno a rischio frane, che giustamente qualche anno fa è venuta giù. Ennesimo caso in cui si punta il dito accusatore contro l’indifferente Natura, cosa sempre più facile da fare che guardarsi allo specchio e sputare. Che nessuno corre questo rischio lo si capisce quando si intervistano gli abusivi, anzi ex-abusivi, perché, ovviamente, nel paese dello scudo fiscal-criminale, un bel condono non lo si nega mai a nessuno. "Qua è buonissimo" dice l’ex abusivo condonato, che ha la casa ex abusiva condonata sopra il terreno friabile. "Di là invece, è meno buono". Della serie: Io faccio sempre eccezione, I miei porci comodi hanno sempre delle ragioni più forti delle regole, ma soprattutto più forti delle ragioni degli altri. E aggiunge, quasi cantilenando: "Se io costruisco una casa, ho il progietto, me l’approvano, la colpa non è mia". Sembra un film di Pasolini, con gli attori presi dalla strada. Non riesco a crederci, ma dice proprio così, un ex abusivo condonato in canottiera spiega che non è mai colpa sua. Sembra decisamente che, speriamo vivamente di no, qualora quella casa dovesse venire giù, con dentro tutta la famiglia e i migliori amici, il dubbio di essere complice in omicidio colposo non sfiora, mai, l’Itagliano medio, condonato e in canottiera, a cui hanno approvato il progietto.
 

Il castello di carte

Del resto, il senso di discolpa il nostro se lo può permettere a cuore molto leggero, oltre che impunemente. Se è vero, come risulta dal seguito, che anche coloro sui quali implicitamente dovrebbe ricadere tutta la colpa se ne sbattono, e si difendono per bene nascondendosi dentro la munifica stupidità di tutti i tempi della burocrazia, soprattutto quella che garantisce il potere. Il funzionario del Genio Civile, l’ente che approva il progietto del signore in canottiera, ti dice sghignazzando che i controlli sì, li fanno, ma a sorteggio. Sghignazza, non è che te lo dice con sofferenza, aggiungendo, che so, "però guarda che io sto per lasciare questo lavoro ingrato, perché non ne posso più dallo schifo, non ne posso più di sentire fin dentro le viscere la responsabilità di questo infame scempio della terra in cui vivo, che si compie grazie alla complicità del mio ufficio". Un altro funzionario, stavolta anonimo, tutti possono giudicare se per vergogna o per pavidità, ti racconta che puoi presentare un mucchio di carte false e otterrai un regolare permesso di costruire. E se anche dovessero farti un controllo, precisa, ci si mette d’accordo.

[Il rapporto Barberi, cover]E infatti. L’inviato di Iacona ci offre una incredibile dimostrazione di quanto questo fatto, che in un paese civile sarebbe indecente anche solo da pensare, sia invece, qui nel Terzo Mondo d’Europa, tanto drammaticamente, quanto banalmente, vero. Il progetto lo trovi già pre-compilato. Potenza del cut & paste. Si spiega così perché le nostre città sono sempre più brutte, perché sembrano sempre più fotocopie di quarta mano. Atto di proprietà del terreno falso. Timbri di Ingegneri e Architetti fatti fare dalla copisteria. "Cubetti", cioè i blocchi di cemento con cui si testa la compattezza del materiale da costruzione, fatti fare apposta nei cantieri. Nessuno chiede niente, nessuno fa una verifica. A nessuno viene un qualche scrupolo. Nessuno sembra pensare: quel palazzo che è crollato, forse l’autorizzazione a costruire l’ha ottenuta presentando il mio cubetto, quella scuola che ha ammazzato i nostri figli, forse il progetto corredato da timbro falso l’ho autorizzato io. Non glie ne frega niente a nessuno. Fare una casa con le sole carte sembra di una semplicità disperante. Anzi, magari pure un palazzo e, perché no, un castello. Il castello di carte. False. Tanto, quando poi ci saranno i morti veri, qua è buonissimo, il progietto me l’hanno approvato, non è colpa mia. Mai.

La fine del topo preparando Analisi I

Come si diceva, la puntata è un esauriente spaccato dell’Italia di oggi, che somiglia fin troppo tragicamente a quella di sempre. Ergo, non può mancare di farci toccare con mano il disprezzo con cui vengono trattati i più giovani, soprattutto chi si fa il mazzo per studiare, costruirsi una professionalità e un futuro. E’ un po’ retorico-emozionale l’ultima parte, ma racconta in dettaglio come sono morti i ragazzi dentro la Casa dello Studente a l’Aquila, rendendo loro un po’ di giusta memoria. Fino all’ultimo si sono sentiti dire che non c’era da preoccuparsi, addirittura ad un certo punto qualcuno contempla delle crepe sempre più larghe parlando di "crepe di assestamento". Purtroppo molti ci hanno creduto. Qualcuno ha preferito crederci, pur di rimanere li a preparare l’esame. Non so se mi spiego. C’è un’Italia fatta di piduisti con giardiniere mafioso, che fanno le feste in villa e fanno gli "utilizzatori finali". C’è un’Italia in cui ti raccontano che per sistemarti è meglio se sei gnocca e ti puoi sposare il figlio rampollo del piduista con giardinere mafioso. E c’è un’Italia dove si schiatta dentro la casa dello studente, mentre si studia per l’esame. La fine del topo mentre si prepara Analisi I. Topi che poi sono il nostro futuro, ai quali si offre una Casa dello Studente a rischio sismico, storie di puttanieri ed escort col registratore nella borsetta, utilizzatori finali che mandano in onda la pagliacciata della consegna delle case.

L’opposizione terremotata

Finito il filmato, mi è venuto in mente che quello che avevo appena visto era una metafora di questo paese interamente terremotato. Dove il sisma si chiama secoli di mentalità medievale e corporativa. Decenni di sonno democristiano, di arrogante prepotenza Kraxiana, di volgare tele-rimbecillimento Berlosconiano.

Un sisma continuo, una continua vita da accampati, una devastazione infinta, che ha ridotto in macerie anche l’opposizione a questa squallida mentalità telecratica e legaiola. Mi è sembrato messo in evidenza, dalla sequenza impressionante di scarica-barile, di declinazione di responsabilità, di mancate scuse, perché questa mentalità oggi è debordante e perché sostanzialmente nessuno è ancora in grado di farle opposizione politica e, quel che è peggio, culturale.

Se si ascoltano le dichiarazioni di Di Pietro, o si legge il blog di Beppe Grillo (Il PD? Veramente sto parlando di opposizione…), se ne ricava l’impressione di un assunto tragicamente sbagliato. L’assunto secondo il quale c’è un corpo sano, dominato da una testa marcia. Un paese sano, di cui una oligarchia malefica si sarebbe impadronita, usurpando, a mezzo televisivo, la buona fede del popolo sano. Ma sano de che? Ma chi è che vota questi fetentoni? Peggio ancora, che lo fa senza mai leggere un quotidiano, oppure in cambio dell’assunzione, del permesso edilizio, della famosa scarpa destra. L’Italia di oggi è un paese che esce da secoli di cultura feudale, di corporazioni, di colonialismo. Tutti i numeri dicono che come paese del G8 e fondatore della Comunità Europea, siamo uno sfascio ridicolo. Un’economia stagnante da ben prima della crisi. I più alti tassi di evasione fiscale. I più bassi tassi di scolarizzazione, una media di uno/due libri a testa letti ogni anno. Tra i più alti indici di corruzione della pubblica amministrazione. Tra le situazioni peggiori quanto a libertà di informazione. Mezzo paese in mano alla criminalità organizzata e al clientelismo, e l’altro mezzo comunque profondamente inquinato dai poteri politico-mafiosi, oltre che lasciato in preda alla demagogia idiota e improduttiva della paura, dei muri, delle ronde, del becero e vigliacco razzismo, che accatta voti sulla pelle dei poveracci, compresi gli Italiani che ci credono.

Una qualche opposizione a questo mezzo regime piduista e telecratico può essere credibile solo se comincia a dire chiaramente, crudamente, che le cose stanno così. A spiegare chiaramente che, sì, ci sono i delinquenti al potere, ma siamo lo stesso tutti siamo responsabili, se non altro perché i suddetti sono stati tutti regolarmente eletti. Una opposizione credibile spiegherebbe che chi non legge i rapporti sul rischio sismico deve subire sanzioni, al limite essere licenziato e denunciato. Mentre parlerebbe di agevolazioni fiscali per gli interventi anti-sismici agli edifici privati. Spiegherebbe che non è più il caso di fare condoni edilizi, che anzi, bisogna avere il coraggio anche di arrivare a piazzare la dinamite e abbattere. E che allo stesso tempo è il caso di denunciare chi trucca i concorsi per diventare funzionari del Genio Civile e tecnici comunali. Un’opposizione credibile fornirebbe al suo elettorato strumenti credibili per opporsi all’imbecillità che detiene il potere attraverso la burocrazia. Come pure creerebbe quella cultura di responsabilità, quel rigore delle verifiche, di cui nessun formalismo può fare le veci. Quella cultura che è l’unica speranza di contrastare i timbri falsi, i cubetti falsi, le mille inutili carte pro-forma. Un’opposizione credibile spiegherebbe che se si leggono i rapporti, si fanno le esercitazioni, si rafforzano le strutture, i terremoti arrivano lo stesso, ma magari evitano un po’ di sofferenze e di pianti, soprattutto quelli ipocriti e del senno di poi. Un’opposizione credibile farebbe la guerra ai baroni e ai raccomandati, direbbe di non accettare quelle logiche, e si renderebbe credibile cominciando a cercare i soldi perché dalle case dello studente escano ricercatori, imprenditori,  occupati soddisfatti del proprio lavoro e di mettere le proprie professionalità al servizio della comunità. Invece che stagisti senza nemmeno il rimborso spese, quando non morti ammazzati come topi, mentre preparano l’esame. Un’opposizione seria si renderebbe credibile cominciando a dire: tu prendi tot per il progetto di ricerca, o per gestire l’ufficio comunale, o per fare i controlli edilizi, hai ampia autonomia progettuale e di selezione del personale, però tra un anno facciamo i conti, vediamo che cosa hai pubblicato, quali brevetti hai registrato, quali imprese hai contribuito a fondare, se gli edifici del quartiere sono meno a rischio. Poi vediamo se certa gente ha ancora voglia di circondarsi di amanti e nipoti, o di venire in ufficio a leggere il giornale.

Un paese credibile, che volesse risorgere dalle macerie, si renderebbe conto di queste cose, delle macerie stesse e della necessità di mettersi pazientemente a ricostruire. Forse tra qualche decennio. O forse, speriamo di no, mai. Nel frattempo ci tocca rassegnarci a guardare quel poco che in televisione si salva ancora. Finché ce n’è.

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